Il linguaggio si appiattisce, l’attenzione svanisce e l’invidia cresce. Più la tecnologia progredisce, più l’uomo regredisce. Gli essere umani infatti sono soggetti a una regressione naturale, perché il nostro cervello invecchia nel tempo. Al posto di stimolarlo però per tenerlo in forma abbiamo scelto di delegare le nostre funzioni mentali ai dispositivi elettronici, tanto da averne addirittura velocizzato il processo. La massima soglia di attenzione dell’uomo del ventunesimo secolo si aggira infatti intorno alla trentina di secondi, quelli necessari a vedere un video o un post sui social.
In questo panorama ha trovato spazio una nuova figura, che di questa tendenza fa la sua ragione di vita: il narciso. Costui è un individuo che riesce a intrattenere gli astanti del web con balletti o azioni autolesive e ottiene un consenso dilagante, confermato da like e visualizzazioni e condito da una buona dose di invidia da parte di chi fruisce di questi contenuti sognando l’esistenza dorata di chi li ha pubblicati. Ma il narciso in verità vive un senso di frustrazione perpetua perché deve escogitare perennemente nuovi modi di farsi notare e ha una vera e propria ansia da prestazione.
Chissà che un domani i like diventino una nuova moneta di scambio e lui possa riscattare tutto il tempo perso per pochi secondi di notorietà.

Di facile e gradevole lettura.